Halloween in Italia si chiama Lumera
La tradizionale
festa della Lümera trova il proprio fondamento nei nostri antenati: nelle prime
civiltà era diffusa, infatti, la convinzione che nelle lunghe notti d’inverno,
in cui i giorni si accorciano, ci fosse un cedimento della barriera che divideva
il mondo dei vivi da quello dei morti. Così i vivi lasciavano fiaccole, falò e
lanterne sui sentieri di casa per agevolare gli spiriti a ritrovare la strada
delle proprie abitazioni, dove ci sarebbe stato un piatto caldo ad
attenderli.
E’ una ricorrenza “nostrana”,
che, a differenza di Halloween, non è vissuta come un carnevale in maschera,
bensì come un momento di raccoglimento in memoria dei nostri cari che ci hanno
lasciato. Tutto ciò assaporando dolci alla fioca luce della lümera.
L’usanza di intagliare
la lümera, una zucca a forma di faccia paurosa per scacciare i demoni e la
cattiva sorte.
Ai tempi dei nostri
nonni, il 31 ottobre le campane delle chiese suonavano una melodia un po'
tetra, fino a notte inoltrata. Ed era tradizione portare ai campanari vino,
castagne e patate americane. Infine con le lümere accese e le campane che
suonavano si poteva scoprire chi erano le “streghe” del paese.
Attualmente pochi ricordano la Lümera, ma questa era
una festa molto diffusa in tutto il nord-Italia, probabilmente derivata da
quella di Samhain di celtica memoria, in cui si soleva accendere un cero
all’interno di una zucca o di una rapa, per illuminare la strada alle anime
degli avi che volevano comunicare con noi.
Hallowen è la Festa dei morti, delle profezie
dell'aldilà, ma anche la festa delle luci per gli Europei del Nord.
Giochi, travestimenti, oracoli e le spettrali zucche, con i
tradizionali dolci alle spezie e il vino nuovo, accompagnano la vigilia del
Capodanno Celtico, che riapre il ciclo annuale nel momento più oscuro
dell'anno.
Halloween, la notte delle streghe, la notte in cui tutto può
succedere, è la vigilia del Samain, che si conclude l’11 novembre, noto, in
Italia, come estate di San Martino. E’ l’ultimo periodo utile per i raccolti
tardivi, prima di mandare in letargo i campi, da risvegliare con la semina, in
primavera. Una sorta di capodanno dilatato in 10 giorni (1/11 novembre), in cui
si conclude il ciclo della luce e se ne apre un altro, alquanto oscuro.
La tradizione cristiana ha mutuato la festa di Ognissanti,
celebrata il 1 novembre, da quella pagana in cui gli antichi celti rendevano
omaggio ai loro dei per il raccolto fruttuoso e facevano riti propiziatori per
ingraziarsi il nuovo anno alle porte che coincideva con la stagione invernale,
buia, fredda e spoglia, spesso simboleggiata dalla morte. Nella notte tra il 31
ottobre e l’1 novembre, quindi, anche gli dei rendono un servizio agli uomini:
il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si assottiglia,
permettendo ai defunti di tornare sulla terra.
Novembre, il penultimo mese dell'anno, che i popoli
nordici chiamavano la Luna delle Brume, si apre con una serie di
tradizioni legate al regno dei morti e alla speranza della resurrezione.
Si è fissato, per comodità, il giorno 1 novembre come giorno
di Samhain, la più conosciuta festa celtica, la fine dei lavori nei
campi e la celebrazione del Fuoco della Pace. Con questa festa inizia la
"stagione del freddo" o "dell'assenza di Luce" o
"della luce decrescente delle stelle e della Luna".
Era una delle due stagioni in cui era diviso l'anno: l'altra
si chiamava "della luce".
Inizia la stagione di comunicazione con i mondi intermedi: i
grandi Deva sono ormai tornati completamente al ciclo di contemplazione
interiore e di pace.
Anticamente si ricordava Sammhain intorno al giorno 8 ed era
una festività in cui si accendeva il fuoco rituale, lo si spegneva per poi
riaccenderlo l'indomani: per sottolineare l'dea del capodanno come giorno
chiuso, fuori dal tempo.
Ogni anno, in questo giorno, hanno luogo tutti gli
avvenimenti magici, leggendari. Gli spiriti e gli elementali invitano gli umani
a trascorrere la notte sulla collina delle delizie e gli uomini scrivono
messaggi per i defunti che il fuoco porta nell'aldilà.
In questo giorno si soleva far passare il proprio bestiame,
per purificarlo e per preservarlo dalle malattie, attraverso un fuoco formato
da legna di sette tipi diversi ed acceso con un tizzone di tasso. Era una festa
al di fuori del tempo, con grandi bevute, cui si credeva partecipassero i
defunti che, per la legge dei contrari, portavano vita e, in alcune regioni,
anche dolci e doni. Era una festa che ricordava quella dei Saturnali romani.
La tradizione nordica dedica questo giorno ad Odino,
signore dei morti, e al corteo dell'Hodening, il cavallo selvaggio.
Corollario di Sammhain sono i falò e gli oracoli, in
particolare le "rune" che vengon ancor oggi utilizzate con fini
divinatori e magici.
Il 2 è la giornata dedicata ai Morti. Si diceva
che durante questa notte essi tornassero alle loro case: per questo in molti
paesi si lasciava la tavola apparecchiata per loro. In Sicilia, nella notte tra
l’1 e il 2, “I Morti” portavano doni ai bambini: bambole di zucchero, frutta
martorana (frutta di marzapane), dolci a forma di ossa per ricordare ai bambini
che i defunti non solo non devono far paura, ma sono sempre con noi e sempre
pronti ad offrirci quello che ci piace.
Nessun commento:
Posta un commento